Orridi di Uriezzo Natura

Orridi di Uriezzo – VCO.

Non chiamatemi Orrido…! Nel collettivo popolare vengono immaginati come luoghi angusti, che mettono timore o suscitano ansie, come se fossero abitati da creature mostruose o esseri viscidi; noi abbiamo visitato gli Orridi di Uriezzo, addentrandoci tra le sue cavità, che in alcuni punti sono poco più di 50 centimetri di larghezza.

Morfologia e Sensazioni dentro gli Orridi di Uriezzo

Quelli di Uriezzo, definiti tra i più spettacolari d’Italia, hanno iniziato la loro formazione circa 12.000 anni fa, posti ai piedi del Ghiacciaio del Toce che nel suo lento e costante disgelo ha fornito l’acqua necessaria ai vari torrenti che hanno iniziato a modellare questo territorio. Di fatto un Orrido viene creato e plasmato dall’acqua che da prima si incanala nelle fenditure presenti e via via nei millenni scava in profondità la roccia.

La loro morfologia cambia finché vi è la costante presenza di acqua che scorre; negli Orridi di Uriezzo questa mutazione si è conclusa o meglio apparentemente arrestata, se si tengono in considerazione i tempi di Madre Natura che di certo non ha fretta di mutare. Questo ci consente di poter percorrere il greto del torrente e poter apprezzare le fenditure che spesso, alzando lo sguardo, creano una falsa volta, dando la sensazione di essere avvolti dalla roccia, da muschi e felci, fenditure che portano in ampie cavità semicircolari dove il torrente andava a formare delle piscine naturali, dandoci una sensazione di poter tornare a respirare. In realtà il respiro viene meno dal fascino che trasmette questo luogo.

Proseguiamo l’Orrido Sud per tutta la sua lunghezza, circa 200 metri, arrivando nella folta vegetazione della valle, e consultando una mappa, seguendo il sentiero, si giunge alle Marmitte dei Giganti che ci regalano un’ultima vista meravigliosa sul fiume Toce, e le riflessioni non si nascondono dentro di noi, immaginando di osservare la creazione di un nuovo spettacolare Orrido.

Anche questa Experience ci dà nuovi stimoli per nuovi progetti…

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Testo e Foto di: ©Matteo Marinelli